Mi apro nel luogo muto, inghiotto la testa di Sylvia, la sua lingua
volata dentro l’arnia di tulipani troppo rossi. E’ calva come la luna,
balena bianca schioccata dal segreto nella lunghezza incontenibile.
La sua penisola luccica dentro i campi incolti.
Misura improponibile al silenzio.
La chiamo in pasto al buio, le chiedo sottomissione.
Dentro il suo ospedale mi curo.
La percorro alfabetica come una salvezza.
I piedi galleggiano sul sagrato. Forse vorrebbero fare un saltello
o rizzarsi come un fungo aspettando che qualcuno inciampi.
E’ rigogliosa. Ha terra dentro la bocca. Dalle narici le salgono larve,
le trapassano il cervello mitragliato da un fiotto elettrico.
*
Volevano renderti bianca. Inamidarti nella donna bionda.
Ma il multiplo ti scongiurava
mentre la pantera ti mirava col grilletto di Dio____ra_ta_ta_ta!
Tu volevi nascere pulita, guardare dalla finestra.
Concimavi il fiore morto prima di avergli creduto.
Hai imbottito di neve la bella famigliola, l’hai capovolta.
Con la tua lingua arrogante l’hai messa dentro una valigia.
Un giorno di febbraio Dio ti ha raccolta da sotto il tavolo,
ti ha svuotata dalla troppa infintà. Era molto invidioso
del bagliore che ti schizzava dal ventre.
Ti ha chiusa in un libro blu, sopra il mio scaffale,
da dove dondoli i seni freddi e coi piedi ticchetti
le parole che nessuno conosce.
*
Ti guardo come un feto in bottiglia: allungata, ossidata,
zuccherina. Nessuno sa quello che ti manca.
Il vuoto ti colma.
La corrente ti avvolge materna, bocca dopo bocca,
ti spara a zigzag, illimitata.
Le tue dita a spirale seguono la mia lallazione
e io vorrei fiorire dal tuo cuore minerale, salire
dalla bestialità senza errore che ti ha smontata orizzontale.
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Nota: Io non ho mai messo uno spazzolino da denti in un poesia. […] penso che le poesie [non] debbano essere troppo pure. Vi ammetterei perfino uno spazzolino da denti, credo, a patto che si tratti di una vera poesia. Ma queste epifanie, questi spazzolini poetici sono molto rari. – Sylvia Plath, Un confronto.
fascinosa complessità, quando tu e sylvia vi compenetrate.
il mattino dell’anno ha l’oro in bocca. cominciamo bene!
volevo sputare quel filo di sangue
tra i denti mi era spuntato
un tulipano da bocca
e pensare che lo credevo bianco
pensavo fosse bianco lo spazzolino il suo registro
dell’avorio cresciuto come fiori da taglio sulle mie gengive
nel mio passato d’osso e il palato intriso
di così tanto altro ingombro
scendeva un piccolo segno rosso
lo guardai un attimo
poi sputai e inghiottii un collutorio
un attimo dopo tutto era fermo
(f)ossi d’avo il rio del mio riso.
f
ci sono degli errori…li correggi?
🙂
🙂 grazie
Pedro Pietri ha fatto poesia ricopiando i graffiti dalle cabine telefoniche di New York. Ora con questa epidemia pandemia di cellulari le cabine sono diventate rare: la poesia comunque sta dov’è, c’è o non c’è, i luoghi e gli oggetti se li sceglie, e perché no uno spazzolino da denti?
già!
note a margine per Iole: aspetto anche questa raccolta….!!!! f
grazie Fe., per la stima …. e il coraggio 🙂
un bacio.