Viene a luoghi di febbre,
viene che è notte la tigre,
leva bandiere all’altaluna.
Il grande colore batte,
rosso, coriaceo.
Come vera rosa, muore,
come il bosco la carne,
in vocazioni di rose,
in rose impronunciate muore.
Sparge che è vera la voce,
la pelle con dentro la voce:
rizza la scure,
abbatte, consuma.
Si va nelle pieghe.
Gli orti dentro le pieghe.
Larghe estati alle giunture.
Estinti nomi e dolcezze,
viene, la comunicante elettrica.
Allarga i ginocchi, vira,
torna che batte via gli occhi,
via le cose innocenti,
azzurrità, perdoni.
Mai visto un dolore
con tutto il dolore qui dentro:
qui viene, raduna cose mai pronunciate.
Si scrivono mondi.
A terra le bocche,
le bocche al soffitto.
Tese
alle ali.
/
Scintilla.
E’ tutto.
Tutto è lucente,
boschi, gambe, la lingua,
credere a mondi o a niente.
Poi il lunghissimo bacio.
Poi niente.
Veniva lungo la riva
bianca
di luce verso il mezzogiorno
seguendo la barca
carica di sabbia
spiando i vortici lungo la corrente
che al fondo trascinavano
chi s’immergeva senza coscienza
senza preoccuparsi della forza
di quell’oscura creatura che
fino al mare
premeva e
sembrava correre quieta
lenta senza salti né colpi bassi di violenza.
Ai bordi le spiagge
sono una remota avvisaglia del mare
che presto
dai primi acquitrini si preannuncia
senza attimi di tregua e l’olfatto si spalanca
come la notte quando la luna acceca
piena di avventure
canta chiamando ad una ad una
tutte le impronte sul suo corpo
e il fiume tra onde
cento mille volte più potenti mai impaziente
ancora una volta salda la sua vita disperdendola
affondando la sua corsa in una riga
senza disegno un’ultima onda
acqua che cede ad altra
acqua che tutto scorda
una magia di bianco come di neve fresca
che ti riverbera negli occhi sale
schiuma di altissimi cavalli in corsa
che insieme premono
a riva una spiaggia sgombra.
A terra
un cuore di schiuma e alghe
un alveo di pioggia
che nella notte ha rovesciato il fondo della madia
e confessa un’altra storia
una nuova verità celata
ancora.
– fernanda ferraresso –
…
credere a mondi o a niente.
è bellissima, Iole.
ciao 🙂
stefania
è un po’ di fernanda. è sul dorso delle sue parole.
grazie Stefania.
ancora è in evoluzione.
ciao! 🙂
leggo sempre i colori, colori delle cose, delle sensazioni come se le tue parole ri-nascessero nuove e nuovi corpi
vi è sostanza vera e visione in una duplice linea, al confine tra realtà e sogni…
ciao Iole
elina
grazie Elina.
dentro quel confine viaggiamo.
ciao!
stupendo.
grazie dei tuoi passaggi 🙂
echi magnetici, davvero suadenti.
e ti ritrovo ancora 🙂
Veniva lungo la riva
bianca
di luce verso il mezzogiorno
seguendo la barca
carica di sabbia
spiando i vortici lungo la corrente
che al fondo trascinavano
chi s’immergeva senza coscienza
senza preoccuparsi della forza
di quell’oscura creatura che
fino al mare
premeva e
sembrava correre quieta
lenta senza salti né colpi bassi di violenza.
Ai bordi le spiagge
sono una remota avvisaglia del mare
che presto
dai primi acquitrini si preannuncia
senza attimi di tregua e l’olfatto si spalanca
come la notte quando la luna acceca
piena di avventure
canta chiamando ad una ad una
tutte le impronte sul suo corpo
e il fiume tra onde
cento mille volte più potenti mai impaziente
ancora una volta salda la sua vita disperdendola
affondando la sua corsa in una riga
senza disegno un’ultima onda
acqua che cede ad altra
acqua che tutto scorda
una magia di bianco come di neve fresca
che ti riverbera negli occhi sale
schiuma di altissimi cavalli in corsa
che insieme premono
a riva una spiaggia sgombra.
A terra
un cuore di schiuma e alghe
un alveo di pioggia
che nella notte ha rovesciato il fondo della madia
e confessa un’altra storia
una nuova verità celata
ancora .
a Iole che mi tocca leggera e viva sul dorso delle parole.
f
avrei da fare come qualcosa che guarda e si riempie e si solleva
sono di corsa
ma torno.
grazie Fe’. mi spingi avanti come l’acqua i remi
i.